I mulini natanti

Molto diffusi sin dal basso medioevo, i mulini natanti erano considerati un’eccellente alternativa agli impianti tradizionali quando vi era la possibilità di fare affidamento su un corso d’acqua con una portata sufficientemente stabile.

Il principale vantaggio di tali installazioni consisteva in una relativa economicità d’impianto. Il galleggiamento sul fiume rendeva infatti inutile la presenza di un canale, di un salto d’acqua e delle opere accessorie (talvolta molto onerose, come la diga per la creazione di un bacino di captazione), altrimenti necessarie per muovere le ruote che azionavano i meccanismi di macinazione.

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Il burchiello (burcé) è l’imbarcazione caratteristica sul fiume Tanaro. Può essere lunga tra i sei e i dodici metri, a seconda delle necessità (poteva essere usato come traghetto, per il trasporto delle merci e per la pesca) e del tipo di fondale su cui opera.

Il burcè antico è costituito di legno di acacia, che è un materiale resistente alla lunga permanenza in acqua. La barca è formata da un fondo piatto, terminante a prua con una “colomba”,

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L’estrazione della ghiaia e della sabbia

La ghiaia e la sabbia si cavavano da un «sabbione», ovvero un deposito fluviale al di là del Tanaro, a circa mille metri a monte dell’attuale ponte. La sabbia veniva caricata sia su carri speciali a due ruote (tumbaré) trainati da buoi, sia su una barca “da sabbia”, a fondo piatto con sponde di 50-60 centimetri condotta con remo da fondo.

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